Il CAI e il rifugio di Mosceta "G. del Freo"

Nel 1949, Giuseppe del Freo, un grande appassionato di montagna nonchè socio del CAI, sezione “Michele Bacci”, preside di liceo a Viareggio, animatore di alpinismo giovanile nelle Apuane e particolarmente innamorato della sua Pania, scrive una lettera rivolgendosi all’allora Presidente della Commissione Amministratrice dei Beni Comuni Reverendo Barsottini.

 

Nella lettera Del Freo, a nome della sezione Bacci di Viareggio in particolar modo e a nome degli alpinisti iscritti e non alle sezioni toscane, liguri ed emiliane, chiede un incontro con “l’amministrazione del comunello di Levigliani” per stabilire e definire l’uso di una parte dei Beni della Comunione sito nella valle di Mosceta. Un esempio di quello che allora era il rispetto verso la montagna e chi la abita si può dedurre da questa lettera e dalle molte altre che si trovano tutt’oggi negli archivi della Commissione. Le parti stipularono un contratto di concessione, in base al quale, il CAI di Viareggio è autorizzato a propria cura e spese a costruire un rifugio alpino con piccolo agio circostante sui terreni dei Beni Comuni di Levigliani.

Fu sempre il Prof. Del Freo a firmare insieme a Maggi Italo, impresario edile di Levigliani, il contratto di appalto per la costruzione del rifugio di Mosceta.

 

I lavori per la costruzione del rifugio iniziarono nel 1949 terminarono per l’inaugurazione del 1950.  All’epoca la teleferica del rifugio non era ancora presente. Ci si doveva affidare dunque, anche per interventi di ristrutturazione effettuati nel 1951, all’opera dei cavatori che utilizzando la propria teleferica per trasportare i materiali dalla sommità del Corchia e successivamente trasportandoli alla foce di Mosceta. Fu lo stesso Maggi Italo ad aggiudicarsi la prima storica gestione del rifugio G. del Freo. L’inaugurazione del rifugio fu presieduta dall’allora parroco Don Velio. Tra i chierichetti dell’evento, nella foto originale si può distinguere, Neri Arturo, Leviglianese e noto ristoratore di Milano.

 

Nel contratto di affitto dei terreni c’è una clausola. La gestione del rifugio è rilasciata, da parte del CAI, a terzi. Quando una gestione cessa il suo contratto con il CAI, che è l’effettivo proprietario dello stabile, viene scelto un gestore tra quelli che ne fanno domanda. Nella clausola del contratto di affitto dei terreni tra Comunione dei Beni di Levigliani e CAI, si impone, di dare precedenza a famiglie del paese di Levigliani. In caso di domanda per la gestione di una o più famiglie del paese, la gestione deve essere affidata alla famiglia più indigente.

Molti dal lontano 1950 sono stati i lavori di ampliamento e ristrutturazione del rifugio che a oggi si divide su due piani. La zona letto con 48 posti in camerette e camerate con bagni e docce in comune. Nel locale inferiore una cucina, il bar, i servizi igienici e 2 sale ristoro con 60 posti a sedere, una zona di rifugio all’ingresso sempre aperta e una stupenda area esterna attrezzata con tavoli.

 

Per qualsiasi ulteriore curiosità potete visitare direttamente il sito del Rifugio “G. del Freo”