1793/94 Acquisto e nascita dei Beni Comuni

Fu durante la reggenza di Leopoldo I di toscana e precisamente durante l’operazione di passaggio ad un sistema basato esclusivamente sull’imposizione indiretta che nel 1788, gli amministratori del Vicariato di Pietrasanta con ordine della Suprema Autorità imposero alla magistratura Civica di Stazzema, di procedere alla stesura di un catasto con relativi mappali sia per la proprietà privata che per i beni comuni.
Fu dato l’incarico ad un perito di nome Ranieri Ancillotti, il quale accompagnato da deputati dei paesi confinanti col paese di Levigliani (Terrinca, Retignano Pruno e Volegno), iniziarono a definire le confinazioni con l’intestazione: CAMPIONE O SIA PLANTARIO DI TUTTI I TERRENI SELVATI.

 

Qui a sinistra è stata riportata la firma posta sul retro dei mappali da lui redatti.

 

Il giorno 27-08-1793 Ancillotti insieme a due persone, una di Levigliani e una del paese confinante (chiamati deputati), iniziarono il censimento. Durante il percorso furono segnate delle Croci nella roccia che ancora oggi, dopo oltre 200 anni sono ben visibili.

 

Furono cosi redatte le piante descrittive dell’intero territorio del Comune di Levigliani, le quali riportano oltre alle proprietà comuni anche quelle private. A questo punto si procedette alla vendita di queste terre in ordine alle disposizioni Granducali.

La vendita dei Beni Comuni fu preceduta da un editto del 12-09-1794 con il quale ciascun abitante di Levigliani interessato all’acquisto di porzioni di beni comunali era invitato a presentare istanza per essere contemplato nella divisione. Prima di procedere al rogito, i vari pretendenti con atto del notaio Mini rep 39 in data 24-04-1794, stabilirono di acquistare gli appezzamenti e tenere i medesimi come se le parti non fossero fatte, ma tenere sempre i detti Beni in perfetta Comunione e Società, ad uso promiscuo di pascolo, legnatico ed in qualunque altro modo. Il tutto fu riconfermate dal Granduca Ferdinando III, succeduto al padre sul trono di Toscana nel 1790. Cosi è fin dagli anni 1794 e 1795, secondo quanto riportato dai due contratti del 24 aprile 1794 e del 21 settembre 1795, rogati rispettivamente dai Notai Marchi e Falchi, che furono acquistati dagli abitanti del popolo di Levigliani della Comunità di Stazzema, con le debite autorizzazioni della Superiore Autorità Governativa, con titolo di compravendita e di enfiteusi perpetua diversi appezzamenti di terreni boschivi e pascolativi. Con il primo atto n° 85, furono dati e concessi, a titolo di livello perpetuo, numero 34 appezzamenti ad altrettanti capofamiglia di Levigliani per complessivi Staia (misura utilizzata all’epoca) 1406 e pertiche (misura utilizzata all’epoca) 18 pari a circa 143 ettari per la somma di soldi 4.

Con il secondo atto n° 86, furono dati e concessi, a titolo di libera vendita, numero 33 appezzamenti ad altrettanti capofamiglia di Levigliani per complessivi Staia (misura utilizzata all’epoca) 631 e pertiche (misura utilizzata all’epoca) 15 pari a circa 64 ettari per la somma di 10 paoli moneta coniata da Papa Paolo III.